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lunedì 8 settembre 2025

Roma. Inaugurata con grande successo la mostra “Sensibilis – Contemplazioni del bello dell’arte”


Roma – E’ stata inaugurata “Sensibilis – Contemplazioni del bello dell’arte”, allo Spazio WeGil di Roma, hub culturale della Regione Lazio, gestito da Lazio Crea, alla presenza di Antonello Aurigemma, presidente del Consiglio Regionale del Lazio.  

Si tratta di un’esposizione d’arte multidisciplinare che intreccia scultura, pittura e fotografia in un dialogo aperto tra tradizione e contemporaneità, estetica e riflessione.

La mostra è curata da Beatrice Cordaro; la direzione progettuale è di Nunzia Biancardi.

  

“Sensibils” vuole essere un percorso posto alla scoperta del concetto di bellezza attraverso le opere scultoree di Luca Battistoni; le opere pittoriche di Ali.S Ham; e le fotografie di Anna di Gaeta.

Prendendo come riferimento una frase di Dostoevskij, “La bellezza salverà il mondo”, “Sensibilis” ha l’obiettivo di invitare il pubblico a una riflessione profonda sul concetto di bellezza, oggi più che mai complesso, stratificato e soggettivo. Da secoli i filosofi tentano di definire i contorni e di decifrarne il contenuto, l’essenza, il valore. Oggi sappiamo che il bello è anche, e forse soprattutto, qualcosa di profondamente soggettivo: risiede nello sguardo, nella percezione individuale, nella libertà che ciascuno ha di trovare significato e attrazione in ciò che osserva. Attraverso la proposta di sculture, pitture e fotografie, il progetto costruisce una serie di percorsi visivi ed emotivi che mirano a esplorare la soggettività della bellezza, valorizzare il diverso e l’imperfezione, interrogarsi sul concetto stesso di bello sensibilizzare attraverso il linguaggio dell’arte.


Che cosa significa oggi “bello”? Dove risiede la bellezza? E’ solo forma, o anche esperienza interiore? La mostra cerca di rispondere a queste domande attraverso opere capaci di parlare ai sensi e all’anima. Il titolo stesso richiama l’idea di una bellezza duplice: quella che vediamo e tocchiamo, e quella che sentiamo dentro. E’ una chiamata a guardare oltre l’apparenza, ad ascoltare, a lasciarsi andare. “Sensibilis” diventa così il manifesto di un nuovo modo di contemplare l’arte: non come semplice forma estetica, ma come sguardo che sa vedere l’invisibile.

La scelta di inserire contestualmente scultura, pittura e fotografia nasce dal desiderio di offrire al pubblico strumenti e linguaggi differenti, capaci di arrivare a ogni sensibilità e stimolare una riflessione ampia e inclusiva.

Tanti gli ospiti presenti, che dopo vari interventi e riflessioni sul tema della bellezza, sono stati ospiti di un delizioso momento conviviale.

“Sensibilis” gode del Patrocinio della Regione Lazio; del Consiglio Regionale del Lazio; di Lazio Crea; e del supporto di “Business Classic Viaggi” ispirazioni senza confine; Val d’oca; Associazione Roma, Retrospettiva Moda; Paolo Mercogliano Fotografo; Fashion Luxury Info; Tilde Galleria d’Arte Contemporanea; Living-Roma.it

La mostra è visitabile dal 1 al 15 settembre negli orari di apertura del WeGil, in Largo Ascianghi, 5 – 00153 Roma.

 

Ufficio Stampa - Braghin Group di Barbara Braghin

Mail: barbarabraghin@live.it

Mail: info@barbarabraghin.com

Web Site: www.barbarabraghin.com

Mobile: 0039 340 9530883

 

 


 

giovedì 25 aprile 2013

Il Castello di Roncade scenario della straordinaria Mostra dell'artista Tobia Rava'




In occasione di Primavera in Castello 2013, dal 13 al 28 aprire ha luogo la mostra di Tobia Ravà Un Castello di numeri tra kabballah e matematica al Castello di Roncade (TV), della Baronessa Ilaria e del Barone Vincenzo Ciani Bassetti, con il patrocinio della Provincia di Treviso e del Comune di Roncade, Sua Eccellenza, Associazione Ville Venete, Wigwam Club Giardini Storici Venezia, Istituto Italiano dei Castelli, Studio LT2 Edizioni, PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea e Concerto d’Arte Contemporanea-Associazione Culturale. La mostra Un Castello di Numeri di Tobia Ravà crea attraverso le opere, realizzate con un lettere ebraiche e numeri, un dialogo suggestivo con l’ambiente e l’atmosfera elegante e al contempo famigliare che si respira al castello di Roncade, una delle più caratteristiche testimonianze della cultura rurale della società veneta, dimora da sempre chiamata il "Castello", in realtà una particolare villa veneta cinta da mura medievali. Sono esposte vele con soggetti architettonici mediterranei, lavori su alluminio specchiante con boschi, sculture in bronzo e terracotta raffiguranti animali. Sia le composizioni architettoniche, sia quelle a soggetto naturalistico si legano strettamente al luogo espositivo: le prime al prospetto rinascimentale della villa, alle mura, alle sculture, alla cantina e alla bottaia, testimonianze della civiltà di villa, le seconde presentano fiumi e canali, in un rimando continuo tra le opere ed il paesaggio con la campagna veneta che si vede al di là delle mura, dove il rigore prospettico dei pioppeti dipinti fa pendant con la geometria dei vigneti. Tobia Ravà, dopo aver sperimentato molti percorsi creativi inerenti al rapporto arte e scienza, dal 1998 ha avviato una ricerca legata alle correnti mistiche dell’ebraismo: dalla kabbalah al chassidismo, proponendo un nuovo approccio simbolico attraverso le infinite possibilità combinatorie dei numeri. La logica letterale e matematica, che sottende le opere di Ravà, è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici sia linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie “grandangolata” di vedute di canali e boschi. Le sue opere sono costituite per lo più con un punto di vista centrale o laterale, apparentemente costruito sull'impianto prospettico rinascimentale, come nella serie dei boschetti, formati dai filari di pioppi ordinati con la stessa logica dei dipinti a soggetto architettonico, ma le lunghe prospettive invece di formare profondi coni visivi danno luogo ad una visone allargata, “ad imbuto” per effetto del grandangolo. Se gli artisti rinascimentali cercavano la bellezza ideale nelle geometrie attraverso i rapporti numerici per raggiungere equilibrio ed armonia, misura e ordine, Tobia Ravà sviluppa un percorso simbolico a rebus costruito su piani di lettura diversi attraverso la ghematrià, criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico, secondo cui ad ogni lettera corrisponde un numero, così ogni successione alfabetica può considerarsi una somma aritmetica. L’artista ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione ghematrica delle 22 lettere che compongono l’alfabeto ebraico, che hanno appunto un significato etico, spirituale e numerologico, metafora di una disgregazione attraverso le scintille di un Big Bang ancestrale. Egli fa riferimento alla presenza di un invisibile legame tra le cose ed al pensiero sincronico della tradizione ebraica, secondo il quale quello che è successo in passato, attraverso la memoria, viene rivissuto dal singolo nel presente. Da qui l’importanza della storia e l’alto valore della memoria per l’avvenire. Questo intreccio affascinante tra presente, passato e futuro, tra natura e cultura, viene non solo intuito e riconosciuto dall’artista, ma anche visualizzato attraverso seducenti immagini fatte di forme, colori, lettere e numeri, che costituiscono quella foresta di simboli che si cela dietro il reale. L’approccio alle sue opere avviene per gradi: vi è un primo livello di lettura, semplice, letterale (Peshat), poi quello allusivo, deduttivo (Remez), quello induttivo, dell’esposizione (Darash), e infine quello esoterico e segreto (Sod). Le iniziali dei diversi livelli di lettura danno origine alla paola PaRDeS che secondo la tradizione significa frutteto, giardino, e in senso più ampio paradiso. Si possono assaporare le opere da lontano e godere dell’impressione di una visione d’insieme, per fermarsi all’impatto emotivo, oppure andare oltre e tuffarsi a capofitto nella decriptazione dell’ossessivo intrico di lettere e numeri. “L’ultima decodificazione” si sofferma sull’aspetto costruttivo dei numeri e della sequenza di Fibonacci, in una calcolata sintesi tra immagine e contenuto. Come afferma lo stesso artista, infatti non è necessario che il fruitore conosca tutti i passaggi costitutivi dell’opera, ma che l’opera colpisca, crei un’emozione. L’opera di Tobia Ravà si lega a quella dei surrealisti “nel mettere l’arte al servizio della mente e attribuirle un valore iniziatico” (Arturo Scvhwarz), ma anche agli aspetti della mistica ebraica, partendo dall’origine, quando secondo lo Zohar, “ein-sof”, l’infinito (ossia l’essenza del divino) contemplava l’alfabeto ebraico considerandolo il progetto della Creazione. L’artista deve fare il vuoto come nella teoria luriana dello Tzim Zum, per permettere alla futura opera di nascere. Le sue immagini di architetture, boschi e animali presi dalla realtà, attraverso un processo di sublimazione, assurgono quindi a luoghi simbolo dello spirito. Le opere più recenti riportano elementi archetipali della cultura ebraica e si sviluppano attraverso sequenze numeriche riferite ad un linguaggio cosmologico universale, poiché attraverso i concetti base della kabbalah (“tradizione” e anche “ricezione”, indica la tradizione mistica del pensiero ebraico), si può arrivare ad un percorso etico-filosofico, legato al pensiero di Itzachq Luria, al contempo antichissimo e moderno, per una nuova lettura in chiave etica dell’agire nel mondo contemporaneo.

BARBARA BRAGHIN

domenica 28 ottobre 2012

INAUGURAZIONE MOSTRA “UOMINI E OMBRE” DELL’ARTISTA-ARCHITETTO MASSIMO DI CAVE


Le forti piogge che si sono abbattute sulla Capitale non hanno dissuaso gli oltre centocinquanta invitati al vernissage dell’artista-architetto Massimo di Cave che ha scelto gli spazi espositivi di Romolo a Via di Porta Settimiana 8, lo storico locale della Capitale sito nel cuore di Trastevere corredato con uno splendido giardino circondato da mura cinquecentesche. Qui abitava Margherita Luti, la bella Fornarina che ispirò Raffaello Sanzio solito ristorarsi in questa locanda quando si trovò ad affrescare le pareti della vicina Farnesina su commissione di Agostino Chigi. Il giardino della Fornarina torna ad ospitare mostre e iniziative di arte e di cultura grazie all’impegno di Vittoria Biasciucci - figlia della signora Marisa Casali - che vuole proseguire la tradizione familiare non solo legata alla buona Cucina Romana, ma anche alla Cultura e all’Arte. Tanti i volti noti che hanno apprezzato la preziosa raccolta di quaranta sculture e bassorilievi che l’artista ha inserito in un luogo colto, dove da sempre si coniugano arte e gastronomia in armonia ed eleganza. Hanno accolto l’invito amichevole di Emilio Sturla Furnò molti giornalisti e personaggi della cultura e dello spettacolo ricevuti assieme alla curatrice della mostra Rosanna La Salandra. Ecco arrivare le attriciElisabetta Pellini, Marina Pennafina e Adriana Russo, Beppe Convertini, Eleonora Vallone, l’artista e gallerista Pino Purificato, il sopranista Adonà, la giornalista del Tg3 Lazio Stefania Giacomini, la psicoterapeuta Irene Bozzi, la contessa Elena Aceto di Capriglia con il figlio Giovanni D’Antonio, il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, il marchese Giuseppe Ferrajoli con la suaOlga, il prof. Roly Kornblit, l’onorevole Sandra Cioffi con il marito Francesco Fedi, l’onorevoleAntonio Paris, la critica d’arte Francesca Barbi Marinetti, l’imprenditrice Tina Vannini, il chirurgo plastico Aldo Alessi, il candidato sindaco per Roma Edoardo De Blasio, la scrittrice Rosetta Romano Toscani, la pittrice Rosa Galante, il poeta Lucio Freni, gli stilisti Massimo Bomba e Gianluca Santangelo, esperta di wedding Erika Gottardi, la nutrizionista Sara Farnetti, il maestro Gerardo Di Lella. Ad accogliere gli ospiti un ricco buffet della tradizione romana trasteverina con squisiti primi espresso come pennette all’arrabbiata e all’amatriciana, broccoletti ripassati e caldi assaggi di pizza sfornata in diretta dall'antico forno in muratura. “Ritratti di uomini e ombre” – ha spiegato la curatrice agli ospiti - “Volti, figure che esprimono pensieri, silenzi, pace e disperazione, caparbietà e insicurezza, fragilità umana”. Sculture raffiguranti uomini e donne realizzate con tecniche contemporanee utilizzando, ferro, lamiera, legno invecchiato, marmo, impasti cartacei e cartone. I materiali magicamente diventano forme e volumi, espressioni e suoni e lo spazio espositivo si anima di quel senso qualificante, essenziale dell’uomo, che è la sua spiritualità. “Figure esili, ma forti. Volti scarni, ma intensi” - ha affermato La Salandra - “Ombre del passato che ritorna sempre. Storie e passioni capitoline del Rinascimento si materializzano e raccontano. Sono alieni di un'altra dimensione”. Di Cave - trasteverino di nascita, professionista dalla personalità eclettica e carismatica - raduna persone e personaggi nel giardino della Fornarina dove ha trascorso l’infanzia e dove ha sviluppato il suo immaginario, la passione per l'arte, per l'architettura e l'amore per la vita”. Qui Di Cave ritorna. Ricorda con entusiasmo le colazioni e le cene e le lunghe conversazioni con la titolare Marisa Casali, con gli amici più cari e i tantissimi personaggi conosciuti in quel contesto elegante e riservato. Alcuni scatti fotografici sono di Mauro Rosatelli e Michela De Nicola.

BARBARA BRAGHIN

martedì 23 ottobre 2012

MOSTRA “PERSONALE ROSA GALANTE E LEONARDO LODI”




"L’arte è sentimento”. Lo ha detto l’emozionata Rosa Galante agli oltre centocinquanta invitati al vernissage tenutosi Sabato 20 Ottobre 2012 presso gli spazi della storica Galleria dei Soldati diStefano Simmi – in Via dei Soldati a due passa da Piazza Navona. L’artista ha dedicato la sua creatività al marito, scomparsa alcuni anni fa’. Rosa Galante è caparbia e non si arrende. Per questo lavora instancabilmente e espone il suo amore attraverso una trentina di opere lavorate a quattro mani, tra pitture, disegni e sculture raccolte nella mostra che porta il suo nome unito per sempre a quello dell’amato “Personale: Rosa Galante e Leonardo Lodi”. All’esposizione, curata daGuya Ferraboschi, hanno voluto partecipare molti volti noti chiamati a raccolta dal press agent Emilio Sturla Furnò tra cui: Alex Partexano, Roberta Beta, Elisabetta Fusari, la psicoterapeuta Irene Bozzi, il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, la critica d'arte esperta di Futurismo Francesca Barbi Marinetti, l'imprenditrice Tina Vannini. Artista poliedrica, Galante si esprime con pari capacità nella pittura, nella scultura, nel disegno e realizzazione di monili unici e preziosi realizzati in metalli preziosi e pietre dure, molto apprezzati dalle signore. Nel corso del cocktail di inaugurazione a base di mignon dolci e salati e bollicine, scambio di saluti tra i giornalisti del Tg1 Rai Roberta Badaloni e Marina Nalesso, Stefania Giacomini del Tg3 Lazio,l'architetto Massimo Di Cave. Apprezzamento per il lavoro dell’artista da parte dello stilista esperto di astrologia Massimo Bomba –che ha dispensato pronostici agli ospiti - il giudice Giovanna Astorino presidente della Genitin, il sopranista Adonà, il principe Carlo Giovanelli e Lilian Ramos. Amore e Arte. I due Artisti Galante e Lodi sono diversi e complementari al contempo” - ha spiegato Ferraboschi. “Molti i dipinti a quattro mani con tecnica mista con evidenti geometrie dove si intersecano volti e paesaggi. Le due mani si amalgamano. Il segno, il colore, la forma si esprimono su superfici diverse: legno, carta, tegole in terracotta. I volti sono eleganti e convivono sospesi in armonia nel medesimo spazio, guardando lo stesso orizzonte. Le opere di Galante e Lodi comunicano tra loro. Volumi, spazi, colore si muovono in una dimensione onirica, fantastica, dove lo spettatore è invitato a entrare seguendo il percorso di parole e pennellate”. Le tele raccontano storie. Sulla tela, sul legno, sulla terracotta gli artisti scrivono e disegnano come sospesi nello spazio. I mondi si sovrappongono tra loro in una totale assenza temporale: il mare, la terra, le città galleggiano, fluttuano tra realtà e sogno dove colore e parole sono il codice di lettura dell’opera. (Foto Michela De Nicola).

BARBARA BRAGHIN

venerdì 21 settembre 2012

INAUGURAZIONE DOMINA


“Chi mi ama mi segua! … E mi guardi!”. Lo direbbe oggi a buon diritto Giovanna D’Arco se potesse commentare il ritratto a lei dedicato da Elena Boccoli, in mostra presso gli spazi espositivi de Il Margutta RistorArte. Assieme alla “Pulzella d’Orleans”, un ventina di ritratti femminili realizzati con tecnica mista prevalentemente su tavola o su tela, raffiguranti donne epigoni della nostra contemporaneità che si sono distinte e che rappresentano una costellazione di modelli forti di riferimento: Benazir Bhutto, Amy Winehouse, Valentine de Saint Point, Giorgia Meloni, Moana Pozzi, Marlene Dietrich, Rita Levi Montalcini, Frida Kahlo, Anna Magnani, Lucrezia Borgia, Alda Merini, Ipazia, Marissa Mayer, Oriana Fallaci, Nadia Comaneci, Maria Callas, Zaha Hadid, Peggy Guggenheim, Indira Gandhi, Mary Shelley, Ilaria Venturini, Dian Fossey. Tantissimi gli ospiti all’inaugurazione dell’esposizione - dal titolo “Domina” – organizzata da Tina Vannini e Francesca Barbi Marinettiche raccoglie opere realizzate dal 2009 ad oggi e che testimonia il passaggio dell’artista ad una stagione più matura in cui si conferma una sensibilità ironica, solare ed aperta a nuove sperimentazioni. Molti i volti noti chiamati a raccolta da Emilio Sturla Furnò al coloratissimo cocktail vegetariano: Marina Pennafina, Elisabetta Pellini, Paola Lavini, Valentina Imperatore, Lorena Cacciatore, Micol Olivieri, Samya Abbary, Janet De Nardis, Nadia Bengala, Roberta Beta, Lilian Ramos. Apprezzamenti da parte della simpatica Rosalia Porcaro,dall’elegante Maria Rosaria Omaggio, Alex Partexano, degli stilistiMassimo Bomba e Luigi Borbone, degli artisti Pablo Echaurren, Giuglio Gorga, Massimo Di Cave, Vito Bongiorno. Scambio di impressioni tra il professore israeliano Roly Kornblit, l’avvocato matrimonialistaAntonella Succi, Sandra Cioffi e Francesco Fedi, il principeGuglielmo Giovanelli Marconi e il marchese Giuseppe Ferrajoli con la sua Olga, lo scrittore e autore tv Nino Spirlì, il maestro Gerardo Di Lella. E tra i giornalisti della tv Anna Paola Ricci del Tg1 e Franco Fatone del Tg2. «Le ragazze di Elena fino a qualche tempo fa ti guardavano con grandi occhi dalle pupille strette, bianchi, spalancati, talvolta di proporzioni disuguali” – ha spiegato la curatrice della mostraFrancesca Barbi Marinetti – “Erano la versione pop e adolescente di una Betty Boop scanzonata, trasognata e immortalata alla sprovvista da un flash. Nel loro percorso bizzarro, puntellato d’ironia e autoironia, i personaggi di Elenik (pseudonimo dell’artista prima maniera) si liberano dei panni fumettistici e postura sconnessa per svelare sempre più uno sguardo intenso e carico di sé. Quello intrapreso da Boccoli è un viaggio borderline tra illustrazione e arte che protende verso quest’ultima senza falsi tentativi di ricercatezza o camuffamenti. Non è un caso se per questo nuovo ciclo le muse ispiratrici siano donne capaci di affermarsi sulla scena della vita con la coerenza di un principio di personalità autentico. Ed è proprio questo il fil rouge che lega queste figure femminili così differenti tra loro. Anche l’idea dell’artista di presentare le Signore ritratte accompagnandole da una citazione che le rappresenti, risponde al piacere di far emergere l’inscindibilità tra segno e contenuto, immagine e pensiero. La necessità di una ricerca del sé che superi la banalità della mera apparenza. Il retaggio vignettistico che ancora permea lo stile di questi ritratti mantiene vivo il legame con la dimensione del gioco, ingrediente base per una sperimentazione libera della creatività». «La scelta di ospitare il lavoro di Elena Boccoli per l’apertura della nuova stagione espositiva del Margutta – ha affermato Tina Vannini - è stata condivisa perché attratte dalla capacità di questa giovane artista di cogliere l'essenza delle donne che ritrae in un concentrato di sguardi e stile. Il tratto è giocoso e fresco pur non abbandonando uno spirito critico. Tra le figure ritratte, diverse e talvolta in contrasto tra loro, il comune denominatore è la passione per quello che fanno». L’artista è stata selezionata per varie manifestazioni nella Capitale come Adrenalina nel 2009, Gemine Muse e Eccellenza Romana nel 2010 ed Emergenza Origami nel 2011.

BARBARA BRAGHIN

sabato 16 giugno 2012

Strabiliante Roberta Gulotta con la sua mostra personale “I Miei Secondi Venti Anni!!!”


E’ stata inaugurata sabato 9 giugno, presso la galleria Cassiopea a Roma, la mostra personale della pittrice Roberta Gulotta, dal suggestivo titolo “I Miei Secondi Venti Anni!!!”per abbinare all’evento d’arte, i festeggiamenti per il suo compleanno, alla presenza di autorevoli esponenti del mondo dell’arte, quale l’ospite d’onore, il Maestro Alfio Mongelli e della cultura in genere, in ambientazione affatto casuale per la connessione tra il valore archeologico dello spazio espositivo della Galleria Cassiopea e l’allestimento altamente scenografico delle opere dell’Autrice.
Dalle composizioni della Gulotta si capisce chiaramente che l’arte ancora oggi parla al cuore della gente ed è ancora capace di emozionare, coinvolgere, suggerire, evocare … Anzi, seguendo la concezione hegeliana dell’estetica, si coglie, nelle sue opere, la consapevolezza di una metamorfosi dell’arte, che non resta congelata e dogmatizzata nel passato, ma è il continuo divenire di una nuova “artisticità”, che attraverso una costante ricerca determina una visione del mondo…per costruire altri mondi possibili.
È difficile però dare una definizione univoca al codice espressivo della Gulotta, perché la sua sintassi formale spazia da un impianto figurativo, a formulazioni astratte e di natura contemplativa. Particolare è il suo interesse per la figura femminile, spesso impreziosita su fondali dorati che esaltano e accentuano la magia e l’incanto del soggetto trattato. Qui l’elemento materico si fa sintassi di un particolare “sentire” e si carica di valori e valenze superiori, ad espressione di una forte creatività. Diversa è la sua poetica quando recupera gli stilemi di un astrattismo assai originale, sia per la particolarità della gamma tonale sia per l’equilibrio e l’armonia della composizione che nulla lascia all’occasionalità. Inoltre gli elementi costitutivi di queste formulazioni, si fanno espressione di un linguaggio sotterraneo che veicola emozioni e stati d’animo di una complessa spiritualità (Nella foto Barbara Braghin, Piero Pacchiarotti e Roberta Gulotta).

BARBARA BRAGHIN